Vogliamo il “nostro” Crocefisso!

 

Eccoci qua…come nella migliore tradizione…

Quando viene calato il velo sulla kermesse, Follett vuole riprendere l’argomento e, a freddo, dire la sua.

Oggetto del suo interesse è la discussione che ha acceso e fomentato gli animi per alcuni mesi…e che, a seguito degli strascici giudiziari, è arrivata ai giorni nostri!!

La decisione presa dalla Corte Europea per i Diritti dell’uomo che nella sentenza del 3 Novembre 2009 ha stabilito che l’affissione del crocefisso è da ravvisarsi come una “violazione del diritto dei genitori ad educare i propri figli secondo le loro convinzioni” ed è anche una violazione alla “libertà di religione degli alunni”

I giudici nelle motivazioni della sentenza hanno affermato:

«La presenza del crocefisso, che è impossibile non notare nelle aule scolastiche, potrebbe essere facilmente interpretata dagli studenti di tutte le età come un simbolo religioso. Avvertirebbero così di essere educati in un ambiente scolastico che ha il marchio di una data religione».

Tutto questo, proseguono, «potrebbe essere incoraggiante per gli studenti religiosi, ma fastidioso per i ragazzi che praticano altre religioni, in particolare se appartengono a minoranze religiose o sono atei».

Ancora, la Corte «non è in grado di comprendere come l’esposizione, nelle classi delle scuole statali, di un simbolo che può essere ragionevolmente associato con il cattolicesimo, possa servire al pluralismo educativo che è essenziale per la conservazione di una società democratica così come è stata concepita dalla Convenzione europea dei diritti umani, un pluralismo che è riconosciuto dalla Corte costituzionale italiana»

Era ovvio che ad una sentenza di questo genere facesse da eco una sollevazione popolare tra le istituzioni politiche e in quelle religiose ma, la cosa più interessante, soprattutto tra i fedeli tra i cittadini che hanno visto in questa decisione una privazione di una propria identità.

Alcuni commenti:

Il Vaticano, che considera sbagliata e miope la decisione della Corte europea di Strasburgo, attraverso il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi, in un breve intervento alla Radio Vaticana e alla televisione, ha riferito innanzitutto lo «stupore e il rammarico», con cui  è stata accolta la decisione del tribunale del Consiglio D’Europa.

A commento della sentenza ha voluto ha spiegato: «Il Crocifisso  è stato sempre un segno di offerta di amore di Dio e di unione e accoglienza per tutta l’umanità. Dispiace che venga considerato come un segno di divisione, di esclusione o di limitazione della libertà. Non è questo, e non lo è nel sentire comune della nostra gente». «In particolare, è grave – ha aggiunto – voler emarginare dal mondo educativo un segno fondamentale dell’importanza dei valori religiosi nella storia e nella cultura italiana. La religione dà un contributo prezioso per la formazione e la crescita morale delle persone, ed è una componente essenziale della nostra civiltà. È sbagliato e miope volerla escludere dalla realtà educativa», ha sottolineato.

E poi ha aggiunto: «Stupisce che una Corte europea intervenga pesantemente in una materia molto profondamente legata all’ identità storica, culturale, spirituale del popolo italiano». «Non è per questa via – ha concluso – che si viene attratti ad amare e condividere di più l’idea europea, che come cattolici italiani abbiamo fortemente sostenuto fin dalle sue origini».

Mentre il mondo politico ha risposto così:

«Mi auguro din d’ora – è l’auspicio del presidente della Camera Gianfranco Finiche la sentenza non venga salutata come giusta affermazione della laicità delle istituzioni che è valore ben diverso dalla negazione, propria del laicismo più deteriore, del ruolo del cristianesimo nella società e nell’identità italiana».

Per il ministro Mariastella Gelmini (Pdl) «la presenza del crocifisso in classe non significa adesione al cattolicesimo, ma rappresenta un simbolo della nostra tradizione».

E anche il neo-leader del Pd Pierluigi Bersani esprime dubbi sulla decisione della Corte di Strasburgo: «Io penso che un’antica tradizione come il crocifisso non può essere offensiva per nessuno»

E ovviamente con questa adesione bipartisan non poteva che essere proposto un ricorso contro questa sentenza. E come nei migliori copioni esattamente il 2 Marzo scorso La Corte europea dei diritti dell’Uomo di Strasburgo ha accolto la domanda di rinvio alla Grande Camera sull’affissione del crocifisso nelle scuole.

il ministro degli Esteri Franco Frattini commenta: “E’ con soddisfazione che constato che sono stati accolti i numerosi e articolati motivi di appello che l’Italia aveva presentato alla Corte”.

Per la sentenza definitiva sul caso del crocifisso nelle aule scolastiche bisognerà attendere “diversi mesi”, e la decisione odierna della Corte di ammettere il rinvio del caso alla Grande Camera “non pregiudica in alcun modo la decisione finale in un senso o nell’altro” viene precisato da uno dei portavoci della Corte, Stefano Piedimonte, spiegando la decisione di oggi.

E prosegue: “La Corte ha riconosciuto che il caso solleva una questione importante e grave per l’interpretazione della Convenzione europea sui diritti dell’uomo, come sostenuto nel suo appello dallo Stato italiano ed inoltre  questo tipo di riesame è tutt’altro che automatico, avviene in casi eccezionali, soltanto 20 o 30 all’anno”.

Ora la Corte dovrà procedere a un nuovo esame approfondito, quasi sicuramente con un’udienza della Gran Camera. Alla composizione della Gran Camera non potranno partecipare i giudici della sentenza del 3 novembre – che dette ragione alla signora Soile Lautsi Albertin, che chiedeva di togliere i crocifissi dalle aule – tranne la presidente e il giudice eletto dall’Italia.

Questi i fatti…ma noi cosa ne pensiamo?

Il mio pensiero al proposito è già stato espresso quando ho trattato gli argomento legato all’uso del Burqa (vedi articolo) ed è questo.

L’Italia si è fornito di una costituzione che regola la vita, le credenze, la libertà propria di decisione ed autodeterminazione del popolo italiano, sia relativamente ai rapporti sociali che religiosi, precisa i diritti e gli obblighi a difesa e protezione di tutti i cittadini:  in ultima analisi precisa le regole alla base della vita e della convivenza nella nostra grande casa Italia.

Così come nella nostra casa personale, chiunque sia invitato deve prima bussare alla porta ed una volta accolto deve rispettare le regole e le abitudini che sono alla base sia del comportamento civile che delle abitudini della famiglia, così anche nella nostra casa Italia siamo favorevoli ad accogliere tutti esigendo però che gli ospiti siano tali, cioè sappiano che nella nostra casa esistono delle regole, delle credenze, delle leggi a tutela di tutti e che devono essere rispettate.

Devono essere rispetatte dagli italiani perchè così recita la Costituzione ma devono essere rispettate anche da chi, per propria scelta e non per costrizione alcuna, decide di vivere nella nostra Italia. Chi decide di vivere da noi deve sapere che deve rispettare tutte le leggi e tutte le regole che sono alla base del nostro vivere.

A qualcuno non piace qualcosa? Qual’è il problema….se ne rimane a casa propria e sta sicuramente molto meglio che vivere in un luogo dove devi accettare regole che non condividi.

Estremo, reazionario, egoista, poco tollerante????

Manco per niente, perchè chi ha viaggiato per il mondo sa che negli altri stati la vita sociale è vista esattamente in questo modo e, daltronde, ritengo che sia anche giusto che un popolo possa autodeterminare quale sia il modo in cui vuole vivere. Per cui quando andiamo a visitare i paesi del mondo mai ci sogneremmo di dire che una cosa non ci piace e pretendessimo che sia cambiata perchè così ci sentiremo a casa nostra.

Noi in quel caso non siamo a casa nostra, siamo a casa di altri e se ci vogliamo sentire bene abbiamo due sole scelte: o ce ne torniamo veramente a casa nostra oppure sposiamo la cultura e la tradizione del luogo dove andiamo, sempre che siano loro, infine e per loro diritto, ad accettare la nostra presenza!!!!


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