Maluentu 1° anniversario – Tutti in piedi, parla il Presidente

foto doddore

E’ passato un anno da quando il nostro Doddore Meloni ha proclamato la Repubblica Indipendente di Malentu.

Per commemorare questo avvenimento proprio oggi, 23 Agosto 2009, L’Unione Sarda pubblica un articolo, a cura di Antonio Masala, in cui è inserita una intervista a tutto tondo al nostro Doddore, Presidente benemerito ed autoproclamato della Repubblica.

Ogni ulteriore commento è superfluo in quanto sia il giornalista che Doddore raccontano e spiegano gli avvenimenti e gli intenti che hanno portato a parlare di Meloni, di Maluentu e di quanti simpatizzano per loro.

Di seguito vi riporto l’intervista integrale che può anche essere scaricata dal sito www.unionesarda.it



Un anno fa, al grido di Sardegna libera e Mal di ventre a noi, il sardo di Terralba Doddore Meloni con altri cinque bucanieri, sbarcarono in gommone e, in quell’isoletta di proprietà di un inglese, innalzarono la bandiera della libera repubblica di Malu entu.

Che l’esproprio senza sentenza e la proclamazione di uno Stato e manco uno straccio di bollo a secco abbia sconvolto il mondo, è un azzardo. Che il sogno infinito di Doddore e i suoi fidi, comunque continui è una realtà. Perché lui di chiudere qui la partita non ci pensa neppure. Il presidente, eletto come tiene a precisare anche se a decidere furono in cinque, non molla. La storia nasce il 25 di un anno fa con lo sbarco all’alba a Mal di Ventre, regno di tartarughe, conigli e vedove nere ma senza un Crosuè in pianta stabile. Due giorni dopo con tanto di lettera ai pari grado del mondo diedero la comunicazione ufficiale che una nuova repubblica era nata. Nata per loro.

Un anno fa la proclamazione, auguri presidente.

«Grazie, era il 27, due giorni prima esattamente il giorno dedicato alla Vergine di Bonaria, la mattina presto occupammo pacificamente l’isola».

Una data da ricordare e festeggiare o un colpo di sole d’agosto?

«Da festeggiare, ci ritroveremo puntuali all’Isola».

Canti balli e bovale di Terralba.

«No, niente balli e niente canti. Ognuno porterà qualcosa e staremo lì pronti a nuove pacifiche battaglie».

Sbarcaste in cinque, adesso la Repubblica quanti cittadini conta?

«Più di duemila hanno chiesto la cittadinanza. Arrivano richieste da tutte le parti».

Scusi, ma come gli vengono certe idee? Occupare un posto che non è suo, fondare una Repubblica, scrivere all’Onu, rischiare processi.

«L’idea dell’indipendenza del popolo sardo ce l’ho da quando sono nato. Nel ’71 feci inserire questa parola nell’articolo 1 del partito sardo, congresso di Porto Torres. A proporlo fu il sottoscritto».

Poi più nulla.

«Niente e per questo sono tornato in ballo. L’avevo detto, guardate che se non vi sbrigate a proclamare l’indipendenza, quando compirò i 65 anni mi vedrete nuovamente schierato, e questa volta senza di voi».

E loro?

«Niente ed eccomi qui. Un anno fa ho scritto ai 192 Paesi aderenti all’Onu, chiedendo nella pienezza dei poteri e nel rispetto della carta di San Francisco, il riconoscimento della Repubblica di Malu entu e la difesa contro ogni violazione».

Dopo un anno quante risposte?

«Nessuna, solo il vecchio presidente Onu per dire di avanzare una richiesta ad altre sedi».

E lo Stato italiano?

«Mai fatto niente».

Però quanto a denunce in quest’anno di lotta e governo, tante. Paura di tornare in carcere?

«Ma chi se ne frega. Se mi arrestano mi fanno un grande favore, di sicuro non possono incatenare il cervello. Per quanto funzionerà lavorerà sempre per l’indipendenza».

Secessione, Bossi. Le ricorda qualcosa?

«Va bene, lotta per il suo popolo e vincerà. Lui come Mao: is pisittus non importada buancos o nieddos, importanti chi ciappindi is topis. L’importante che il gatto becchi il topo, il colore non interessa».

Gavino Sale?

«È nato nel mio ufficio, usava il mio simbolo, l’albero diradicato. Nessun problema con lui come con nessun sardo».

Bustianu Cumpostu?

«Quando si lotta per l’indipendenza sono con tutti, Cumpostu compreso».

Psd’az?

«Non rappresenta i sardi, si vendono per un posticino da niente. Una storia di 80 anni finita così, boh».

Malu entu, un simbolo e niente più.

«No, è un pezzo di territorio che ci stiamo riprendendo, che abbiamo usucapito abbondantemente. I sardi finora non l’avevano mai fatto, brontolano e poi?

Eppure sono gli unici artefici dei loro destini, non ci hanno mai regalato niente».

Cosa è mancato finora ai sardi?

«La capacità di riflettere. Se solamente si riflette si capiscono tante cose, prima di tutto perchè l’indipendenza».

Basteranno le sole risorse dei sardi?

«Basteranno e avanzeranno».

Per l’anniversario tutti a Malu entu, poi passata la festa gabbato lo santo?

«Manco per sogno. Poi andremo a Predra crapida, montagna di Desulo, per cambiare Punta Lamarmora in Punta Amsicora. Lamarmora è una vergogna che cancelleremo».

Quanto resisterà?

«Sempre».

Come finirà?

«Con la Sardegna indipendente a breve».

Breve quanto?

«Con la secessione di Bossi arriverà anche l’indipendenza dell’Isola. Dieci, 15 anni massimo».

Scusi, ma quanto si diverte?

Tanto, ma solo perchè mi diverte vedere lo stupore dei sardi”.

Confessi, lo fa anche le per un posto al sole?

«Guardi, con la condanna mi hanno accollato anche l’interdizione perpetua dai pubblici uffici.

Quindi non posso essere eletto neppure presidente di un condominio.

Si figuri se lo faccio per un posticino, sono indipendente e lotto per l’indipendenza».



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