Lina Sastri. Una donna…una figlia!!!….Una madre!!

Lina sastri

 

 

Io Lina Sastri l’ho conosciuta (non personalmente purtroppo) diversi anni fa durante una sua rappresentazione magistrale della Medea tenutasi in quel fantastico palcoscenico naturale che sono le rovine di Nora.

E’ un peccato che quest’anno non sia agibile perchè agli abituee mancherà molto la passeggiata tra le rovine, salire la scalinata irregolare e prendere posto di fronte al mare e baciati dalla Luna.

Non ho una grande esperienza di teatro e la mia conoscenza delle opere e dei personaggi è limitata dalla mia tardiva prresa di coscienza verso il teatro e dal fatto che Cagliari non è una meta preferita dai veri protagonisti del teatro.

Però quando posso mi cimento con grande volontà al piacere di passare una serata votata alla cultura, ed il teatro è uno di quegli scenari da me preferiti.

Che poi quest’anno la manifestazione della “Notte dei poeti” si svolga in trasferta al Lazzaretto di Cagliari è sicuramente un peccato ma stimola molto anche la mia curiosità.

Purtroppo però la differenza di ambiente si vede subito, si vede tutta…e si sente anche tutta!!

Ma veniamo a noi e allo spettacolo.

 

FotoLina


Ma quanto è bella Lina Sastri!!

Lei è veramente molto bella!!! Si presenta al pubblico con un abito bianco leggero e comodo ed inizia subito a raccontarsi, senza neanche dare il tempo di respirare.

Racconta, canta, si muove sul palco dominandolo, nutrendosi di tutti gli spazi e di tutti gli angoli come se fossero luoghi nascosti e lontani da tutti dove sussurrare i propri ricordi, raccontare le proprie emozioni!!

Un monologo serrato, pieno di spunti, di ricordi, di ansie, di preoccupazioni, di tormenti, di felicità, di amore, di passione e di tristezza.

Tristezza per il fluire della vita e per la presenza dei personaggi: il padre (padre/padrone, marito assente, carnefice, traditore);  la madre succube in eterna attesa del marito che ritorna, sempre; Lina che invece non si sente amata perchè è il maschio quello da amare; il fratello maschio infine personaggio silenzioso che mai si pronuncia.


Ma su tutti svetta la figura di Ninetta, la madre, cui “tutte le donne della casa le davano il voi, così, naturalmente”, coraggiosa e forte, libera nella costrizione, leggera nella sofferenza, sola nella vecchiaia e nella malattia che umilia corpo e mente .

Uno spettacolo a distanza…un monologo dove Ninetta incombe attraverso la musica delle canzoni da lei cantate che fanno da apripista e caratterizzano i vari momenti del racconto.

Uno spettacolo raccontato da una donna, che racconta le donne della sua casa e che ha protagoniste, sul palco, sei donne che ascoltano in silenzio, partecipi della storia della sua vita.

In fondo è una confessione, una seduta psicanalitica,  quasi una preghiera. C’è tanto altro: senso di colpa, rimorso e rammarico, nelle parole di Lina, la figlia, nei confronti di Ninetta, la madre.

Rimorso e rammarico per l’ultimo sorriso non visto, per l’assenza d’amore che ha vissuto e che fa più male degli aghi e dei tubi sul corpo della mamma, per le cose che non le ha mai detto o che non le ha mai detto abbastanza.

Rimorso per non aver capito del tutto l’indifferenza, la solitudine, il senso di inutilità, la coscienza dell’abbandono che ferisce e fa ammalare. “Mi amavi, lo so” dice Lina “ma forse non ti piacevo perché amavi di più il figlio maschio”. Ma questa certezza non basta certo a Lina per placare i dubbi!!!


Ecco allora che inizia la fase del’amarcord:

le case sul mare ad Agropoli, le visite a Roma alla figlia attrice (“Fai l’artista e vuoi essere felice?” le diceva), i quartieri spagnoli con le donne di vita, via degli Zingari, il giorno di festa per il ritorno a casa del marito attentatore (“con in tavola la tovaglia buona”) e i giorni tristi che seguivano (“quelli da dover nascondere i coltelli”).

Lina allora si confessa e dice che “Senza l’arte sarei diventata pazza o puttana”.

Invece grazie ad essa è diventata la mamma, Ninetta.

Recitare Ninetta e diventare lei è l’omaggio più bello che poteva farle ed il regalo più liberatorio che potesse farsi.

Ma allora….quanto è bella Ninetta?

 


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